Ha fatto tappa a Polesella, martedì 26 per l’arrivo e mercoledì 27 per la partenza, la “Run for Cornelia”, una lunga corsa attraverso l'Italia, dalla provincia di Venezia a Roma, per dare visibilità e trovare una possibile terapia per aiutare i ragazzi colpiti dalla Sindrome di Cornelia de Lange.
Protagonista del progetto è Vincenzo Placida, 46 anni, di Vigonovo, operaio in una fabbrica di elettronica. Valentina è sua figlia, oggi quattordicenne, affetta dalla Sindrome di Cornelia de Lange.
Per porre l’attenzione e sensibilizzare su questa una sindrome genetica rarissima, quasi sconosciuta, che comporta scarsa crescita, ritardo psico-motorio e assenza o difficoltà nella comunicazione verbale, Vincenzo ha deciso di organizzare questa traversata a piedi, in 17 tappe che lo porteranno a Roma. Una media di 40 Km al giorno, faticosi ma non tali da scoraggiare Vincenzo: “ Stando a contatto con il mondo della disabilità impari a lottare, perché nessuno ti regala niente e puoi contare solo sulle tue forze o su chi ha i tuoi stessi problemi. Ogni giorno devi trovare nuove soluzioni e il modo di andare avanti. Uno dei tanti problemi legati alle malattie rare è farle conoscere e attivare la ricerca per trovare una possibile terapia per aiutare i ragazzi che ne sono colpiti. E l'unico modo per amplificare il messaggio è riuscire a fare qualcosa a livello nazionale e non solo locale".
Per “spingere” Valentina insieme a Vincenzo sono attive la pagina “Run for Cornelia - Il viaggio per la ricerca” su Rete del Dono e la pagina Facebook dove poterli seguire ogni giorno.
Ad accogliere Vincenzo e gli accompagnatori che lo hanno affiancato nelle prime tappe, sono stati il sindaco Leonardo Raito e il comandante della Polizia Locale Silvio Trevisan, insieme ad alcuni volontari tra cui Lorella Gementi:
“incontrare Vincenzo è stato un momento emozionante che dimostra come la volontà delle persone possa sormontare qualunque ostacolo – ha detto il sindaco Leonardo Raito - L’amore e il trasporto di Vincenzo per sua figlia lo hanno messo in condizione di scegliere la strada di una vera e propria missione di sensibilizzazione verso la malattia, propugnando una ricerca scientifica seria che possa aiutare ad alleviare le sofferenze e a sconfiggere il male. La nostra ospitalità era doverosa”.